Il ponte di Fabio Massimo sul fiume Titerno, risalente al III secolo a.C., originariamente serviva ad agevolare le comunicazioni con il Matese e il Monte Erbano e, secondo la tradizione, permise il passaggio di Annibale e delle sue truppe nel corso della II guerra punica (216 a.C.).
La prima via di comunicazione era un tratturo che allacciava Alife, la Valle del Titerno e quella Telesina, con Benevento e le Puglie, abbracciando tutto il massiccio del Matese, e che con un ponte passava sul fiume Titerno.
La struttura del ponte esiste tuttora, mentre la sovrastruttura, originariamente in legno, fu costruita in pietre e calcestruzzo dai Sanniti, ed in seguito ampliata dai Romani con malta e mattoni, per il passaggio dell’antica via Latina. Il ponte fu dedicato a Fabio Massimo ed il “pagus” che originariamente era sul monte Acero si stabilì a valle con il nome di Massa, da Massimo Fabio detto il “temporeggiatore”.
“Più che di un ponte per le sue molteplici sovrapposizioni di modalità costruttive avvicendatesi, che si saldarono sempre con le precedenti senza mai cancellarle del tutto, sarebbe lecito parlare di un condensato di storia della tecnologia edile, rivestendo sotto tale profilo un inestimabile valore documentario.
A prima vista il ponte sembrerebbe insistere su tre campate archivoltate asimmetriche, di dissimile luce e di altrettanto disparato piano d’imposta, ma, ciò è ascrivibile alle accennate fasi evolutive.
Il ponte propriamente detto, ovvero la sua sezione che scavalca il Titerno è formato da un’unica arcata a tutto sesto di m. 12 circa di corda, la cui chiave si innalza ad oltre m. 13 dal letto del torrente”.


F. Russo, “Faicchio fortificazioni sannite e romane”, pag.83 - Op. cit.